Perché ci converrebbe collaborare, perché spesso non lo facciamo


Giovanni Ciccarelli*

L’inganno è nel nostro patrimonio genetico

In un interessante e provocatorio volume la follia degli stolti il biologo evoluzionista Robert Trivers spiega, con rigore scientifico e continui riferimenti tratti dal mondo animale e vegetale, che “uno dei principali fattori che contribuiscono all’evoluzione delle specie è l’inganno.(1) L’autore si spinge rapidamente oltre e trasferisce l’analisi dalla natura alla vita umana sostenendo che “l’inganno pervade e regola il nostro modo di agire e comunicare”. C’è di più. Per essere più efficienti nell’ingannare gli altri, spesso arriviamo ad ingannare noi stessi. A volte lo facciamo volontariamente, ben più spesso in maniera del tutto inconsapevole. “Crediamo di essere più intelligenti, più belli, migliori di quanto in realtà siamo per motivi biologici, per meglio sopravvivere”.  Non è necessario aspettare una campagna elettorale per rendersi conto che i casi di studio sono ovunque, dalle relazioni sentimentali al mondo del lavoro, dai mercati finanziari alla pubblicità, fino al terrorismo e le guerre. D’altra parte, anche la teoria dei giochi, con la quale possiamo tentare di schematizzare il nostro comportamento, stabilisce che il maggior vantaggio è ottenuto dal giocatore che bara, se gli altri giocatori rispettano le regole. Dobbiamo quindi accettare come naturalmente inevitabile ed evoluzionisticamente positiva la teoria, e la pratica, dell’inganno e dell’autoinganno?

L’uomo artefice del proprio destino

Un altro illustre biologo, premio Nobel, Jaques Monod, nel suo saggio “Il caso e la necessità”(2), già nei primi anni 70 del secolo scorso, parlando dell’uomo e del suo destino conclude con una frase che non può lasciare indifferente il lettore attento: “l’antica alleanza è infranta. L’uomo finalmente sa di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere come il suo destino non è scritto in nessun luogo. A lui scegliere tra il Regno e le tenebre”.(i)

Indipendentemente dalle nostre convinzioni filosofiche e religiose sembra difficile negare che:

  • l’uomo, ormai da tempo, abbia infranto il patto con la natura ed il suo lento disegno evolutivo,
  • il nostro destino sia legato molto, anche se non unicamente, alle nostre scelte  

Torniamo alla teoria dei giochi. Quando gli altri giocatori, si accorgono che uno di loro ha ottenuto un vantaggio ingannandoli, se il gioco continua, tendono ad adottare delle contromisure per cercare a loro volta di aumentare il loro “guadagno atteso”. In questo caso, se tutti i giocatori tendono ad essere scorretti il guadagno di ciascuno è imprevedibile, mediamente il peggiore ipotizzato.

Verso l’etica della conoscenza

Non potendo più affidarci alle casuali regole dell’evoluzione naturale, dovremmo quindi riflettere sulla convenienza, se non necessità, di giocare secondo regole comuni e condivise per raggiungere una condizione di equilibrio. Cercare con le nostre scelte, intelligenti e razionali, non il nostro massimo vantaggio, a breve termine, ma il miglior vantaggio duraturo, cioè sostenibile, per tutti i giocatori. Si tratterebbe di applicare il principio di oggettività, universalmente accettato nella scienza, anche ai rapporti sociali e professionali, in pratica adottando un’Etica della conoscenza(ii), come propone Monod, il quale precisa: “E’ forse un’utopia. Ma non un sogno incoerente”

Scelte intelligenti e razionali, almeno nel “gioco” della professioneIn realtà, come spesso accade, le buone intenzioni non bastano. L’esperienza ci insegna che anche quando i giocatori accettano le regole del gioco i risultati sono inferiori a quelli attesi (Ciò induce molti a ritenere che la via della collaborazione sia inefficace). Cosa ci sfugge?

Abbiamo parlato di scelte intelligenti e razionali. La teoria dei giochi, cui abbiamo fatto fin qui genericamente riferimento, riguardo alle scelte di un individuo si basa su due assiomi particolarmente importanti: assioma della completezza e assioma di transitività (3). In pratica i soggetti che interagiscono dovrebbero essere in grado di:

  • effettuare delle scelte senza incertezze, valutandone le conseguenze e la priorità, (intelligenti)
  • agire coerentemente alle priorità stabilite, senza contraddirsi. (razionali) (3)

Queste ipotesi di base sono verificate nella realtà? Purtroppo raramente, anche nel mondo del lavoro.

Senza dimenticare la pratica dell’inganno che, a titolo esemplificativo, pratichiamo quando:

  • avendone la responsabilità (e la capacità) deliberatamente non fissiamo in modo chiaro ed univoco le regole del gioco ovvero,
  • dichiariamo di condividere obiettivi e priorità ma in realtà ne perseguiamo altri, o semplicemente abbiamo diverse priorità, ad esempio anteponendo sistematicamente il nostro interesse a quello degli altri.

Dovremmo concentrarci sull’autoinganno, di cui siamo spesso inconsapevoli, che può indurci a scelte per le quali non siamo in grado di valutare le conseguenze o, ancora più frequentemente, ad azioni non coerenti con le priorità pur correttamente stabilite. Nell’esercizio della professione ciò avviene, a volte, quando assumiamo incarichi e responsabilità per i quali non abbiamo la competenza e la preparazione necessarie o, sovente, perché operiamo senza aver fissato dei parametri e indicatori di riferimento, attuali ed oggettivi, che ci permettano di quantificare e valutare il risultato delle nostre azioni. Nasce da qui l’esigenza, in un contesto di così rapidi cambiamenti culturali e tecnologici, senza rinunciare agli aspetti positivi che l’inganno esercita sulle nostre emozioni, di individuare ed adottare nell’esercizio della professione nuovi parametri ed elementi di riferimento affinché:

  • chi inizia, sia preparato a riconoscere ed evitare alcuni compromessi ritenuti “propedeutici” al successo, indipendentemente dalle proprie capacità e formazione,
  • chi già esercita, e magari ha raggiunto posizioni di vertice, riconosca la necessità di perseguire la cultura della formazione continua e dell’autovalutazione delle proprie competenze e capacità tra cui, non ultima, quella di resistere ai condizionamenti che l’appartenenza a gruppi o organizzazioni potrebbe comportare. Ciò indipendentemente dalle proprie, pur necessarie, “lunga esperienza” e “certificata professionalità”

La pratica attuazione di un tale programma, sia a livello personale sia di gruppo, è certamente impegnativa. Comporta una attenta introspezione, studio, il superamento di qualche pregiudizio e di molti luoghi comuni. Ne vale la pena?  A noi scegliere tra il Regno e le tenebre.

* Ingegnere, ha maturato una trentennale esperienza operativa, con crescenti livelli di responsabilità, in appalti internazionali nel settore dell’ingegneria, delle costruzioni della ricerca. Collabora, come consulente indipendente, con società di consulenza ed organismi sovranazionali. Membro della commissione Project Management dell’Ordine Ingegneri di Milano, è coordinatore scientifico e “speaker” in vari corsi e master postuniversitari sul Costo del Ciclo di Vita e le sue applicazioni al Project e Facility management. Nel settembre 2017 ha completato il percorso sperimentale “Ethical Leader” conforme alla prassi di riferimento UNI/PdR 21:2016

Note

(i) Questo suo lavoro gli attirò l’ostilità, per motivi opposti, del mondo confessionale e di quello laico e socialista (nda)

(ii) Jacques Monod, Il caso e la necessità, p. 161 “Le società moderne, che sono intessute di scienza, che vivono dei suoi prodotti, dipendono ormai da essa come un intossicato dalla droga. Esse devono la loro potenza materiale a quest’etica fondatrice della conoscenza e la loro debolezza morale ai sistemi di valori, distrutti dalla conoscenza stessa e ai quali esse tentano ancora di riferirsi. Questa contraddizione è fatale. Essa scava quella voragine che vediamo aprirsi sotto di noi. L’etica della conoscenza, creatrice del mondo moderno, è la sola compatibile con esso, la sola capace, una volta compresa e accettata, di guidare la sua evoluzione.”

Bibliografia

(1) Robert Trivers “La follia degli stolti” La logica dell’inganno e dell’autoinganno nella vita umana – Giulio Einaudi Editore 2013 Torino

(2) Jacques Monod, “Il caso e la necessità” Saggio sulla filosofia naturale della biologia contemporanea – Mondadori Classici Moderni 2005 Milano

(3) Bruno Chiarini “Un mondo in conflitto” Teoria dei giochi applicata – Mondadori Education 2014 Milano

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