” mai le dirò che credo in lei, la tratterò male e mi amerà ..”
Il brano estratto da una canzone nota alla fine degli anni Sessanta (una ragazza in due – I Giganti) ben sintetizza la cultura “maschilista” prevalente dell’epoca che si definiva rivoluzionaria e libertaria.
“Donne l’anima alla rivoluzione e il corpo ai rivoluzionari ..” recitava, d’altra parte, una scritta sui muri del vecchio Poli “occupato” dagli studenti, nei primi anni Settanta.
Le donne erano viste un po’ come i cavalli selvaggi nei film western; da catturare, domare, rubare, cavalcare. “Donna selvaggia donna” Titolavano Mogol e Battisti ancora nel 1978.

La cultura in quegli anni di rivoluzione era indubbiamente maschilista. In quegli anni sono cresciuto e ho completato la mia formazione universitaria. Riconosco, dunque, di aver avuto una formazione essenzialmente maschilista. Ciò premesso, la mia personale sensazione è che molte donne, a quei tempi, fossero coscienti della situazione e, in generale, accettassero il loro ruolo cercando anzi di esaltare le loro “differenze” più che reclamare una forma di parità. Ciò che cominciavano a reclamare era la libertà del proprio corpo; “L’utero è mio e me lo gestisco io..” gridavano le veterofemministe.
E oggi, passato mezzo secolo, a che punto siamo? In questi ultimi anni, soprattutto in occidente, molto è cambiato nella forma, meno nella sostanza. Tutti concordano nel dire che c’è ancora molto da fare. Le incoerenze e le ipocrisie delle società tecnologiche, anche in questo campo abbondano. La pubblicità ed il marketing continuano ad utilizzare il corpo femminile per suscitare l’interesse degli utenti; si tratti di pubblicizzare un materasso o uno spettacolo televisivo. Molte donne, giovani e diversamente giovani, continuano a recepire l’invito, a volte anche esplicito, a dare priorità al loro aspetto fisico, cercando di apparire “sexy” (prima di mostrare le altre qualità). Nel pieno di una rivoluzione economico-culturale si sente parlare di donne “emancipate“, subdolamente invitate e/o costrette a divenire nuova forza di lavoro, strumento di produzione, per aumentare il PIL! Quanto ai loro diritti, in quanto donne, e alle loro aspirazioni a crescere libere culturalmente e professionalmente, restando donne, si fa un gran parlare ma nonostante apposite commissioni di studio e prassi di riferimento, ancora non si intravvedono rivoluzioni “culturali”. Donne ed uomini non eguali ma paritari, utopia o sogno impossibile? Una transizione difficilissima e piena di insidie aspetta le nuove generazioni. Forse la transizione delle transizioni a cui tutti dovrebbero prendere parte attiva, soprattutto con l’esempio.
“le donne sono tutto ciò che ci resta del paradiso terrestre” in generale creature meravigliose, a volte angeli custodi. Non dovrebbero considerarsi, e non vanno considerate dagli uomini, dei concorrenti. Uomo e donna sono naturalmente complementari. Prendiamone finalmente coscienza, tutte e tutti.
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