L’anno 2025 sarà ricordato per la “scomparsa” delle democrazie occidentali?

La nostra democrazia occidentale, stanca e un po’ invecchiata, è ancora uno standard di successo e un riferimento credibile nella società del cambiamento continuo? A giudicare dai tentativi, falliti, di esportarla e dalla disaffezione che ormai da tempo i cittadini dimostrano nell’esercitare il diritto di voto, qualche dubbio sembra lecito.

Una generazione indotta a concentrarsi sui consumi e sui propri diritti piuttosto che sui comportamenti virtuosi ed i corrispondenti doveri, è in grado di farsi una opinione sui temi di interesse comune e di esprimerla.

Qualche anno fa, iniziavo con questa immagine e questa domanda retorica, un post dal titolo “il sonno delle democrazie occidentali. La tendenza a quel tempo, almeno per me, era già chiara. Mancanza di logica e di coerenza erano, e sono tuttora, gli elementi “invalidanti”, i sintomi di un irreversibile invecchiamento, se non di una grave patologia degenerativa. Gli eventi che si stanno verificando dall’inizio dell’anno, mi riferisco in particolare agli USA, sembrano confermare l’analisi e i timori di chi, nei primi anni Settanta del secolo scorso, immaginava terminata definitivamente l’era dei conflitti armati. Proprio sull’apparente vittoria del “decisionismo tecnologico” vorrei aggiungere questa riflessione. Negli USA non si è verificata la vittoria del “decisionismo tecnologico” repubblicano, ma piuttosto il suicidio politico, della classe dirigente democratica, incapace di rinnovarsi e basata sull’ipocrisia e l’incoerenza. Ultima osservazione su cui riflettere: Il rinnovamento tecnologico, la nuova “ruling class” statunitense, che promette di conquistare l’universo, non si è fatta eleggere democraticamente. Si è imposta sull’inefficienza ipocrita di chi predicando bene razzolava male. Ogni paragone con ciò che sta avvenendo, e potrebbe verificarsi in Europa (EU) è lecito.