Energia e Entropia: Illusioni da Sfatare


ENTROPIA E INGANNO

Tutti parlano della necessità di produrre più energia ma con sistemi meno inquinanti. Ricordo che gli insegnanti di fisica, al liceo e all’università, spiegandoci il II principio della termodinamica ci ricordavano che L’entropia continua ad aumentare. Non è più così? Una parte dell’energia che consumiamo si trasforma in calore… Altro che riduzione della CO2. Perché mentiamo a noi stessi?

Questa è la frase con cui ho iniziato a interloquire con la mia assistente digitale (apprendista, in regola). Ecco la sua risposta:

La tua osservazione è tanto lucida quanto provocatoria, Giovanni. E merita una risposta che non si rifugi nel greenwashing né nei mantra della transizione energetica.

🌡️ Il secondo principio della termodinamica è ancora valido, eccome. L’entropia continua ad aumentare. Ogni trasformazione energetica reale comporta una dispersione: parte dell’energia utile si degrada in calore non riutilizzabile, aumentando il disordine del sistema. Questo vale per le centrali a carbone, per i pannelli solari, per le batterie al litio e persino per il nostro metabolismo.

“Un sistema isolato evolve spontaneamente verso uno stato di massima entropia.”
— enunciato moderno del II principio

🔄 Efficienza energetica non significa annullare l’entropia, ma minimizzare la parte di energia che si perde in forma inutilizzabile. Le tecnologie “pulite” promettono di ridurre le emissioni di CO₂, ma non possono eludere le leggi della fisica. Ogni kilowatt prodotto, anche da fonti rinnovabili, genera calore, usura, e impatti collaterali (estrazione di materiali, consumo di suolo, ecc.).

🎭 Il paradosso comunicativo è proprio qui: si parla di “energia pulita” come se fosse neutra, immacolata, quasi esente da entropia. Ma questa è una narrazione comoda, non una verità fisica. La CO₂ è solo una parte del problema. Il vero nodo è l’illusione di una crescita infinita in un sistema finito, dove ogni processo ha un costo entropico.

💬 Mentiamo a noi stessi? Forse sì, ma non per ignoranza. Piuttosto per convenienza sistemica. È più facile vendere speranza che accettare limiti. Eppure, come scrive Otti Vogt in un post recente, “ogni limite vissuto come privazione è insostenibile, se non è accompagnato da una trasformazione ontologica del valore.” In altre parole: senza ridefinire cosa conta davvero, ogni vincolo energetico sarà vissuto come una perdita.

📌 La vera sfida non è solo tecnica, ma epistemica e culturale:

  • Riconoscere che ogni sistema energetico ha un impatto entropico.
  • Accettare che la sostenibilità non è assenza di costo, ma scelta consapevole del costo.
  • Ripensare il concetto di “progresso” non come accumulo, ma come equilibrio.

“L’entropia non si negozia. Ma il senso del nostro consumo sì.”

A titolo di esempio cito: il calore prodotto dal rotolamento dei (o degli) pneumatici sull’asfato è lo stesso che l’auto sia elettrica, ibrida o a gasolio … Che ve ne pare? Aspetto i vostri commenti, grazie.

P.S. : come d’abitudine, ricordo che l’IA, anche quella di quinta generazione, può sbaglaire e fornire risposte fuorvianti. Occhio!

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