
Le strutture della nostra società del benessere, che si alimenta di tecnologia e si autoinganna con il mito della crescita continua, emettono sinistri scricchiolii. Alcuni li avvertono e li segnalano ma i buoni propositi, sinceri o di convenienza, non servono. Altri preferiscono occuparsi dei problemi futuri, non sapendo come gestire quelli attuali. Il sistema di “comando e controllo” non riesce a gestire la complessità della situazione e le sempre maggiori contraddizioni che caratterizzano la società tecnologica globalizzata. Gli eventi, anche in questi ultimi giorni, lo dimostrano.
Meglio cercare di allontanare il crollo, agendo sulle poche leve non più adeguate, ed alla fine subirlo, o agire d’anticipo e provocarlo, in maniera programmata e controllata? Una azione vigorosa di rinnovamento e sostituzione delle strutture economiche e sociopolitiche che non reggono più, potrebbe consentirci di prevenire il verificarsi di una serie incontrollabile di cigni neri? Non basterà certo fissare delle nuove priorità e rinnovare il management. Che sacrifici siamo disposti ad accettare, prima che i fatti ce li impongano?
L’esperienza dimostra che è meglio far accadere gli eventi, cercando di controllarli, piuttosto che subirli.
Mi sa che lo stiamo vivendo il punto di discontinuità. Al momento ci sembra lungo e non finire mai, sopratutto per tutti coloro che hanno scelto di vivere la situazione sviluppando un bisogno compulsivo di andare a correre… ma quando tra qualche tempo ne leggeremo nei libri di storia, riassumerà la sua natura puntiforme sulla linea del tempo della storia umana.
Come per ogni esperienza, quello che farà la differenza, sarà la nostra capacità ad apprendere dai nostri errori per non ricommetterei…. almeno finché il susseguirsi di nuove generazioni non renderà nuovamente “necessaria” un nuovo richiamo all’ordine.