Un cumulo di fandonie


Mezza Italia, quella che ha il tempo per farlo, cerca la traduzione più adeguata al contesto del termine anglosassone pronunciato dal comandante in capo USA a proposito delle affermazioni dell’omologo russo Vladimiro sulla attuale situazione in Ucraina. Il termine è “bullshit”.

Il corriere ed altri quotidiani di diffusione nazionale oscillano tra “cazzate” opportunamente asteriscato “caz**te” e il più pronunciabile “sciocchezze”. Un autorevole giornalista e direttore emerito, in una trasmissione radio, propone di utilizzare senza falsi pudori il termine “stronzate” per dare il giusto peso alla dichiarata delusione di DonAldo. Non avendo accesso alle registrazioni dei colloqui sul tema dei due presidenti è difficile farsi una opinione ma, in considerazione del contesto globale, dei trascorsi dei due personaggi politici e dei loro rispettivi “gabinetti” propongo, se proprio non vogliamo occuparci d’altro, il termine italiano un po’ desueto “fandonie” che ben si presta a descrivere questa triste sceneggiata. In ogni caso, la discussione sulla parola stessa diventa metafora della complessità del dibattito internazionale e delle difficoltà in cui versa l’Occidente. In fondo, se la politica è diventata teatro, allora discutere della sceneggiatura – e delle sue parole più colorite – è forse l’unico modo che ci resta per non sentirci comparse. Ma resta il dubbio: chi scrive davvero questo copione?

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