Sabato pomeriggio, fine agosto; accedo con la mia smart card alla piattaforma ecologica del comune dove risiedo, per scaricare qualche rifiuto ingombrante. Ci sono vari contenitori: plastica, vetro, verde, macerie. Un servizio ben organizzato e funzionale, sempre presidiato, che non lascia scuse ai pochi che ancora abbandonano sacchi ed altro materiale sui bordi delle stradine di periferia. Un va e vieni di autovetture e furgoncini che scaricano di tutto. Molti contenitori sono quasi pieni e molti rifiuti, definiti ingombranti, sono ben visibili ad altezza d’uomo. Materassi, divani, contenitori di ogni tipo sono impilati insieme a sacchi voluminosi dal contenuto non identificabile. Un certo numero di residenti, di diritto o di fatto, si aggirano tra i container non per scaricare ma per individuare e recuperare oggetti e complementi d’arredo a cui attribuiscono ancora un valore residuo. Sono tollerati, per solidarietà o per logica? Mentre mi avvicino al container degli ingombranti vedo un giovane uomo armeggiare intorno ad un passeggino pieghevole. Il passeggino è ripiegato, sembra uno strano ombrello, e non riesce ad aprirlo. Mi guarda, lo guardo. Sentendosi osservato fa ancora un tentativo e poi lo rimette dove lo ha preso e mi dice “è proprio rotto”. “Aspetta”, con un cenno della mano gli indico il piccolo gancio che blocca l’apertura. Allora lo riprende, dopo un paio di tentativi riesce ad aprirlo. E’ color crema, non sembra neanche sporco e le ruote girano perfettamente; praticamente nuovo. Mi sorride e se ne va contento, spingendo il passeggino, come se ci fosse già sopra il suo prossimo bebè. Penso a chi lo ha abbandonato, che direbbe di ciò che è accaduto? Personalmente mi sono sentito un po’ sollevato e un po’ vergognoso. L’ennesima incongruenza della nostra società, di cui sarà difficile fornire una spiegazione razionale e convincente.
Nella discarica del paesello in cui abito, esiste un’area appositamente dedicata al rimessaggio di tutti quegli articoli che hanno perso utilità nel “domicilio d’origine” ma che sono ancora in buono stato. I cittadini, a prescindere dal loro status sociale, recandosi a scaricare i loro rifiuti, passano da quell’area. A volte con le mani piene ma, il più delle volte, semplicemente a curiosare…. è abbastanza comune però che ne riescano con le mani piene di qualche “tesoro inaspettato”.
Si teorizza parecchio sul concetto di economia circolare, circondando il tutto con un’aura di mistero e soprattutto con complessità immani che la rendono quasi un’utopia… quando basta un po’ di organizzazione e di buon senso.
La tavola da pranzo di casa mia è stata realizzata 40 anni fa da un appassionato di falegnameria che, a mio avviso, aveva parecchio gusto. Non ho dovuto tirarla fuori dal container degli ingombranti o del legno…. semplicemente ho aiutato un’anziana signora a scaricarla dalla sua auto. Mi sono divertito un sabato pomeriggio a carteggiarla e ridarle un colore che meglio si adattasse all’arredamento di casa, anziché passare il lo stesso tempo in una grande distribuzione, per non citare nessuno, comprando al passaggio altri 3-4 articoli di cui non sentivo il bisogno. La mia tavola, ormai “piccola”, è finita il sabato successivo nell’area di cui sopra. La settimana successiva non c’era più…
Ma lo stesso vale per moltissimi altri articoli…. Sono sicuro che ognuno di noi ha buttato tante cose a malincuore perché ancora buone ma divenute inutili… se fossero state riposte/esposte su uno scaffale “libero servizio”, probabilmente oggi non sarebbero ancora state rottamate.
È davvero solo questione di sapersi organizzare…a volte basta così poco! Anche nella scuola dove lavoro si fanno portare alle famiglie vecchi giochi non ancora rotti ma non più utilizzati, per poterli condividere con altri bambini più piccoli che hanno l’età giusta per poterci giocare. Solo quando saranno davvero rotti andranno alla discarica.