Un bazooka per la ricostruzione?
Una espressione che sentiamo pronunciare e vediamo scritta sui giornali spesso in questi ultimi mesi, quelli del coronavirus. In italiano possiamo tradurla con un generico ad ogni costo. In altre parole Tutto ciò che serve. Senza esitazioni e senza limitazioni. In occasione delle passate crisi economico finanziarie l’espressione, ormai diventata un marchio, è stata utilizzata come un monito rivolto agli speculatori di ogni tipo. Risulta meno evidente a chi potrebbe essere rivolta, nella sua disarmante genericità, in occasione della pandemia e della conseguente crisi socioeconomica che si sta delineando. Non certo al mutevole virus che affligge, in maniera più o meno drammatica, gran parte della popolazione mondiale. Al di là dell’appiattimento della curva, della ricostruzione e della ripartenza, il linguaggio utilizzato nella comunicazione non mostra alcuna intenzione di riconsiderare le priorità e gli obiettivi, né di ridisegnare le strategie appropriate per conseguirli. L’uso ricorrente di termini ed espressioni generiche, miranti ad impressionare o rassicurare la pubblica opinione, produce anche divertenti antinomie, che lasciano trasparire il grado di confusione in cui versa la comunicazione, almeno a livello di linguaggio. Così non sorprende quasi nessuno che si sostenga di utilizzare un bazooka per favorire la ricostruzione. La nostra società dell’intelligenza artificiale e della disruptive innovation è certamente ancora in grado di esprimere spiriti giovani e competenti; è opportuno che si facciano avanti, indipendentemente dalla loro età anagrafica.
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