Stiamo andando a sbattere? Alcuni lo sostenevano, già prima dell’arrivo del COVID-19, riferendosi alla nostra civiltà tecnologica, dei consumi e della crescita esponenziale. Si riferivano in particolare ai problemi ambientali, alle alchimie finanziarie, alle ineguaglianze, all’inganno degli algoritmi e dei mezzi di comunicazione. Ora, dopo più di sette mesi di allarmi e di sgradite conferme, sono in molti ad intuire l’ostacolo, o forse il precipizio, verso il quale la nostra festante civiltà, che ci ha imbarcati ed accolti facendoci sentire erroneamente “Immuni”, si sta dirigendo. Quanto è distante l’ostacolo e da cosa dobbiamo effettivamente difenderci? Difficile dirlo; anche perché non riusciamo a identificarlo e a capire se si tratti di una o, come spesso accade, di più minacce correlate, in rapida successione.
Istintivamente si è pensato bene di sollevare il piede dall’acceleratore, per ridurre la velocità e rendersi conto se il pericolo sia reale e ancora presente. Ciò ha provocato la reazione di molti che vedono nel rallentamento una inutile, anzi dannosa, perdita di tempo. Dando prova di spregiudicato realismo, (se hai sbagliato strada inutile rallentare, occorre cambiare direzione) si è quindi deciso di riprendere velocità, le attività ed anche i festeggiamenti, per tutti quelli che possono permetterseli.

Tutti sono avvertiti ed ammoniti: occorre usare il “buon senso”. Si ricomincia anche a ripetere che occorre assicurare un futuro ai giovani dando loro di più. Ad esempio i banchi su ruote..
L’istinto continua a farci sentire a disagio anche se ci ripetiamo andrà tutto bene, la tecnologia rende la nave inaffondabile. D’altra parte tutti, tranne i più giovani, dovrebbero sapere che: “Non si possono risolvere i problemi utilizzando gli stessi strumenti con cui sono stati creati”
Se si trattasse di un iceberg?
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