“Guarda gli errori degli altri e correggi i tuoi” (proverbio giapponese)
“Tutti possono vedere che i russi sono gli aggressori e gli ucraini le vittime innocenti di questa guerra”. Questa è la frase ricorrente riferita dai media occidentali che si impegnano, senza risparmio di mezzi e di inviati, a documentare i fatti. A mio avviso non è questo il punto. A parte i soliti negazionisti (terrapiattisti nei social), la stragrande maggioranza della pubblica opinione, in occidente, è convinta che ciò sia incontrovertibile. Questa però è una visione riduttiva e fuorviante di un problema molto più generale, di frizione tra vari blocchi di potere che, da un lato vogliono collaborare per accrescere i loro interessi economici e dall’altro confliggono per non perdere il controllo della pubblica opinione.
Il tema su cui dovremmo intenderci non è chi sia l’aggressore cattivo, ma piuttosto se difronte a questa situazione, prevedibile ma imprevista, si stiano adottando le misure più idonee, utili ed efficaci per:
. arrivare ad una tregua in Ucraina nel breve periodo ma soprattutto,
. ristabilire un clima di stima reciproca e dialogo tra l’Est e l’Ovest del mondo globalizzato.
In altre parole, si vuole adottare un approccio collaborativo o competitivo per gestire questa crisi senza precedenti di cui la guerra attuale, che sentiamo vicina al contrario di altre, è un sintomo doloroso?
Ritengo che dare risposta a questa domanda sia essenziale per una migliore definizione degli obiettivi tra le due anime dell’alleanza atlantica (USA – UK più a ovest, e la UE al centro), che si oppone a questa aggressione più che ad altre. Dovremmo interrogarci, andando oltre le generiche dichiarazioni sui valori comuni delle democrazie occidentali, se le varie anime dell’Occidente siano effettivamente in grado di esprimere priorità ed obiettivi comuni, non solo ai fini tattici e di sicurezza.
Mi permetto di dubitare, ricordando recenti ritirate strategiche da altri paesi in guerra e anche le evidenti divisioni, non solo di natura socioeconomica, che si manifestano negli USA, nella UE a 27, per non parlare della ormai emblematica BREXIT.
Le classi dirigenti e le maggioranze politiche delle democrazie occidentali hanno la capacità e la volontà di risolvere le contraddizioni e le ambiguità, su cui si discute da anni, senza andare oltre le affermazioni e transizioni di principio? Alla pubblica opinione è chiaro che spesso si annunciano piani per le prossime generazioni e finanziamenti per risolvere o contrastare problemi contingenti che, probabilmente, non saranno più gli stessi già prima della loro implementazione? Ne vogliamo parlare senza pregiudizi?
Né i russi né gli ucraini, né altre potenze ad oriente, possono e vogliono aiutarci in questa transizione metodologica. Non cerchiamo scuse, siamo noi, la civiltà più avanzata e di riferimento a livello planetario anche se, a volte, la saggezza orientale può esserci utile.
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