E se si trattasse di demenza senile? Non mi riferisco ai vari “comandanti in capo” di cui pure si è argomentato in questi ultimi mesi. Mi riferisco alle democrazie occidentali che, quasi tutte ormai ultrasettantenni, mostrano anch’esse sintomi riconducibili ad una forma degenerativa. Un sintomo in particolare: la perdita della memoria di ciò che si è affermato e fatto solo poche settimane prima. L’incoerenza. La teoria dell’inganno e dell’autoinganno, motori dell’evoluzione naturale, spiega molti fenomeni ma, ultimamente, è un po’ in difficoltà. I fatti, quelli descritti e riportati dai vari media, superano le previsioni teoriche. Potrebbe trattarsi, quindi, di una forma sociale di declino cognitivo? Specialmente in questi ultimi mesi gli esempi non mancano. Non ultimo quello di chi, avendo una forma degenerativa, non accorge dei sintomi e non fa nulla di concreto per contrastare il male. “Una febbre di crescita” si usava dire nel secolo scorso.

A quale generazione, tra quelle normalmente identificate e descritte dagli addetti ai lavori, spetterebbe l’onere, se non il dovere, di prendere coscienza della situazione per cercare di contrastare e invertire il fenomeno? Senza usare i relativi termini anglosassoni, a quella dei quarantenni? O a quella dei ventenni studenti universitari? Cosa potrebbero fare, se volessero, per manifestare il loro dissenso a continuare questa corsa al successo sull’orlo del precipizio? Certo non è più tempo delle scritte sui muri degli anni Settanta del secolo scorso. Sembra di assistere, anche in questa circostanza, ad una “procrastination” tipica del malessere che ci affligge. Al momento, personalmente non vedo generazioni particolarmente motivate, tra quelle ancora in grado di agire in maniera continuativa per modificare il futuro. Le generazioni ormai “in quiescienza”, come quella a cui appartengo, cosa potrebbero fare oltre a riconoscere gli errori commessi? Per me una sola cosa: diffondere qualche ragionevole dubbio. Siamo comunque resilienti? Sembra ragionevole sperarlo. Basta che non si arrivi al solito farmaco che, come da tradizione consolidata in occidente, cura i sintomi ma non il male.
Un secondo like per la citazione visiva di un bellissimo ricordo “Made in VISBA”
In un mondo che affronta sfide sempre più complesse e interconnesse, il ruolo delle generazioni emergenti diventa cruciale per definire la direzione del cambiamento. Se il progresso tecnologico e scientifico offre strumenti senza precedenti per affrontare i problemi, è la volontà collettiva e l’impegno sociale che danno forma alla loro applicazione. Le contraddizioni del nostro tempo, intrise di speranze e indecisioni, richiedono una riflessione profonda su chi dovrebbe farsi carico di questa responsabilità. (Commento “rubato” alla cosiddetta IA)