Come avete osato? (3)


DECRESCITA

Decrescita?

Nei primi anni duemila, trenta anni dopo la pubblicazione de “i limiti dello sviluppo”, altri saggi osarono esprimersi con una proposta che, se pur ancora allo stato embrionale, configurava una possibile alternativa al monopolio crescita – inquinamento. Si trattava della reazione di alcuni economisti e filosofi della scienza all’inascoltato segnale di allarme lanciato negli anni settanta. La proposta partiva da una considerazione logica: “non può esistere una crescita infinita in un mondo finito” ed era teoricamente implementabile: “Abbandonare l’insostenibilità congiunta di pessime pratiche e mezzi fittizi per contrastarle” ristabilendo la gerarchia di valori originaria della nostra civiltà occidentale”. La Decrescita. Un ritorno alla sobrietà che molti politici, multinazionali e media si affrettarono a definire un vagheggiamento irrealizzabile, possibile causa di una grande depressione economica. Da più parti si levarono voci anche autorevoli per ribadire che “i nostri standard di vita e di benessere non sono negoziabili“. A nulla servì successivamente e ancora recentemente il tentativo di Serge Latouche, “il papa” della decrescita, di addolcire i toni parlando di decrescita serena* o armoniosa, per rientrare negli argini dopo una alluvione di consumi derivanti più dal marketing e dalla volontà di apparire che dal soddisfacimento di reali bisogni.

La crescita del PIL Mondiale – fonte World Bank
Siamo certi che il PIL sia ancora l’indicatore di riferimento dello sviluppo?

Tornando ai giorni nostri, quali sono le prospettive? Limitiamoci ai fatti e citiamo un recentissimo rapporto dell’ONU che definisce desolanti i ritardi accumulati nelle misure previste per contrastare i cambiamenti climatici, precisando che “deeper and faster cuts are now required”. Chi dovrebbe fare maggiori e più rapidi tagli? Abbiamo visto nella parte seconda di questo post come in un mondo globalizzato, ma anche parcellizzato, ciascuno si aspetta che siano gli altri a fare i sacrifici. Che lezione possiamo trarre dalle considerazioni fin qui esposte, ammesso che le consideriamo logiche e veritiere? Come dovrebbero comportarsi i saggi per indirizzare la pubblica opinione? E i molti occidentali che hanno vissuto i miracoli economici e tecnologici, dai nonni degli anni settanta ai nipoti dei giorni nostri, chi dovrebbero ascoltare ora?

Essi dicono ai veggenti:” Non abbiate visioni” e ai profeti:” non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!” (ISAIA 30,8-15b) 750 a.C.

*Breve trattato sulla decrescita serena – Serge Latouche – Bollati Boringhieri 2007

Una risposta a "Come avete osato? (3)"

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  1. Nel 1986 Enzo Jannacci cantava “Ho visto un Re” e la fine era che “il Contadino, cui l’Imperatore, il Re, il Cardinale e il Ricco avevano portato via tutto, ridacchiava … il fatto è che noi vilàn e sempre allegri dobbiamo stare, che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam”.

    Se giri un po’ il mondo, ti rendi conto che non hanno più senso le condizioni in cui viviamo noi paesi “sviluppati”: se da un lato il mondo mediamente sta meglio e certamente c’è meno povertà di quanta ce ne fosse 70 anni fa, alla fine della II Guerra, dall’altra parte il tenore di vita in lussi e sperperi che noi ci permettiamo stridono fortemente con la povertà in cui vive la maggior parte del mondo. – Istat – Nel 2018, si stimano oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,0%), per un totale di 5 milioni di individui (incidenza pari all’8,4%)] – The Hunger Project – Today there are 821.6 million people who are chronically undernourished. This is more than the 785 million in 2015, although still down from about 950 million in 2005. Gli assurdi spostamenti di persone dall’Africa verso l’Europa con gran quantità di decessi non potrebbero essere evitati? Dobbiamo assuefarci a che le cose continuino così?, per ingrassare farabutti senza scrupoli che aspirano solo a condurre una vita il più simile possibile alla nostra? Che esempio siamo, nel nostro continuare a cercare vicendevolmente di “fregarci” o per lo meno di prevalere, all’interno della nostra stessa Europa? … per non parlare dell’Italia, con l’attuale esemplare classe politica. Vanità delle vanità, tutto è vanità … bisognerebbe estirpare la vanità dall’animo umano e sostituirla con la disponibilità … ma forse la vanità è il motore del mondo, le disuguaglianze e le differenze sono il carburante dello sviluppo … di certo si potrebbero e dovrebbero mitigare gli eccessi, in un’ottica di un futuro migliore per tutti … ma probabilmente i più non sono interessati, o no?

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