Abbiamo, insperatamente, ottenuto i mezzi finanziari. Ora servono le idee per “investire” e non solo spendere tante risorse. Quella del cambiamento rimane una sfida difficilissima e cruciale, per le classi dirigenti e per ciascuno di noi.
Da più parti si sente parlare della necessità, per rilanciare l’economia, di attivare un piano di ricostruzione simile a quello denominato Marshall, attuato nell’ultimo dopoguerra per dar lavoro a milioni di disoccupati, dopo cinque lunghi anni di guerra. Allora, nel 1946, furono utilizzate risorse straordinarie per finanziare un imponente programma di ricostruzione di edifici ed infrastrutture distrutti da innumerevoli battaglie e migliaia di tonnellate di bombe sganciate su città e strutture produttive.
Conseguentemente a questa presunta necessità di procedere senza indugio alla ricostruzione, si chiede anche di rimuovere i vincoli che tradizionalmente ostacolano l’attività nel settore delle costruzioni. Uno in particolare, il codice degli appalti.
Assimilare l’attuale situazione allo stato di guerra può risultare efficace, in considerazione delle numerose limitazioni poste alle libertà dei cittadini, al blocco di alcune attività, al numero di decessi. Invocare però un piano di ricostruzione urgente di infrastrutture, per rilanciare l’economia attraverso le costruzioni, appare…
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