Quando il Project Management non era ancora “certificato” nelle società di ingegneria si tramandava un adagio che, tradotto in italiano, recita più o meno così:

Il progetto finisce con la punizione di quelli che hanno lavorato (a volte sbagliando) e la premiazione di quelli che non hanno fatto nulla”.

La validità di questa riflessione, non certificabile, si applica anche in altri ambiti in cui ad alcuni è affidato l’onore e l’onere di gestire gli interessi, a volte contrastanti, di molti. Gli azionisti giudicano in base ai risultati (spesso solo economici) che sono stati loro promessi. E gli elettori, negli stati democratici? L’alternanza è sana e utile se sono definiti obiettivi realistici, strategie credibili, parametri di verifica oggettivi e misurabili. Promuovere qualcuno soltanto perché (senza far nulla) non ha ancora commesso errori, non garantisce risultati migliori dei precedenti.